Bocconi avvelenati Cani, allarme in valle

Gandino: il primo caso mercoledì, il secondo ieriEntrambi erano sul Farno. Lo spettro del tallio

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12/04/2014
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Giotto, il cane da caccia di razza Springer, avvelenato sul monte Farno

È allarme in Valle Seriana per la morte di due cani, con tutta probabilità avvelenati, avvenuta negli ultimi due giorni nella zona del monte Farno, sopra Gandino. Un primo episodio è stato segnalato mercoledì. L’animale, uno springer da caccia di nome Giotto, avrebbe ingerito un boccone fatale nella zona della Baita Alta della Montagnina. È morto in pochi istanti e a nulla sono valse le cure dei proprietari, residenti ad Albano Sant’Alessandro.
La notizia del secondo caso è invece arrivata nel pomeriggio di ieri a Gandino, dove risiede la proprietaria di un cane pure questo morto durante un’escursione nella zona del precedente episodio. Il comando di Bergamo del Corpo forestale di Stato ha confermato da subito il primo caso, mantenendo opportuna prudenza riguardo a una situazione che deve necessariamente essere approfondita. «Sono in corso accertamenti – spiegano – sull’animale morto mercoledì, per stabilire la sostanza venefica che ne ha causato il decesso.
Circa tre anni fa un allarme molto esteso era partito in alta Valle Seriana, fra Clusone e il Passo della Presolana, con ripetuti episodi. Allora, grazie alla stretta collaborazione con i carabinieri, era stata rintracciata con certezza la presenza di tallio Valli Seriana e di Scalve nei bocconi ingeriti dai cani. Si tratta di un sale altamente tossico di non facile reperibilità, in quanto residuale di operazioni di bonifica industriale. Questo aprirebbe una pista d’indagine molto precisa, ma al momento non possiamo escludere nemmeno la stricnina o altro e dobbiamo attendere gli esami affidati all’Istituto di zooprofilassi ».
Fra i primi a raccogliere l’allarme scattato sul Farno anche Giampiero Zilioli, presidente dell’associazione cacciatori Anuu di Casnigo, che sul Farno coordina le attività legate alla zona addestramento cani, immediatamente chiusa dopo che è stato confermato il primo caso di avvelenamento. «L’area – spiega Zilioli – è stata identificata nel piano faunistico approvato a luglio 2013 dalla Provincia di Bergamo. Comprende le aree montane di Pergallo, Guazza e Montagnina ed è una delle sette presenti in Bergamasca: per legge il 3% della superficie utile alla caccia deve essere destinato alle zone di addestramento cani.
L’area sul Farno è stata aperta lo scorso 2 aprile, con precise disposizioni emanate di concerto con la Comunità montana Valle Seriana, e ne era prevista la chiusura il 15 maggio, salvo proroghe a giugno da concordare con gli alpeggiatori. Potevano salire in quota per le prove cinofile non più di 36 cani al giorno e, nei giorni pari, questo limite viene suddiviso tra 25 cani da lepre al mattino e 11 da ferma al pomeriggio. Abbiamo provveduto immediatamente a dichiarare chiusa la possibilità di accesso, affiggendo anche cartelli di segnalazione ». E aggiunge: «Non vogliamo alimentare allarmi ingiustificati e speriamo si tratti di episodi circoscritti, ma la prevenzione è evidentemente necessaria per quanti (e sono molto numerosi) frequentano la zona».

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GIAMBATTISTA GHERARDI

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