Parata di autorità alla Malga Lunga per il 70°
Il ministro Martina: dai giovani segnali positivi
Applausi al partigiano «Leprotto» di Castro
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Un’insperata mattinata di sole ha fatto da cornice ieri fra i monti che uniscono Val Gandino, Val Borlezza e Val Cavallina, alle celebrazioni per il settantesimo anniversario della battaglia della Malga Lunga del 17 novembre 1944, che portò alla morte di otto partigiani della 53ª Brigata Garibaldi. Decine e decine di semplici cittadini si sono uniti ai rappresentanti delle varie sezioni dell’Associazione partigiani d’Italia (Anpi) e a numerose autorità, fra cui spiccavano il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina, in rappresentanza del governo, e Alessandro Pollio Salimbeni, vicepresidente nazionale dell’Anpi.
La mattinata è iniziata con la deposizione, da parte del ministro, di una corona d’alloro al cippo che ricorda Mario Zeduri «Tormenta» e Ilarion Efanov «Starik», che furono finiti a pugnalate dai fascisti della Tagliamento dopo l’accerchiamento della Malga e la cattura dei partigiani guidati da Giorgio Paglia, successivamente fucilati a Costa Volpino. Attorno al monumento numerosi gli amministratori presenti, fra cui, con la fascia, sindaci e rappresentanti dei Comuni di Sovere, Gandino, Casnigo, Paladina, Endine, Scanzorosciate e Sorisole. Il sindaco di Bergamo era rappresentato dal neo direttore generale del Comune, Daniele Perotti.
Il coro «Pane e Guerra» ha intonato le vibranti note de «Il partigiano», con il noto incipit «… il bersagliere ha cento penne». Un breve corteo lungo il porticato che caratterizza anche nel nome la Malga Lunga ha condotto tutti davanti alla lapide che ricorda i tragici eventi del 17 novembre 1944. Il silenzio dei monti e la successiva esecuzione della «Canzone della Malga Lunga» (scritta dal partigiano Arturo Moretti poche settimane dopo l’eccidio) hanno commosso non poco tutti i presenti. L’ampia sala del Museo della resistenza inaugurato due anni fa alla Malga Lunga ha faticato a contenere tutti per la commemorazione ufficiale.
Ornella Ravaglia, vicepresidente vicario dell’Anpi Bergamo ha salutato e dato la parola a tutti gli amministratori, a Carlo Vimercati, presidente della Fondazione della Comunità Bergamasca onlus (che ha sostenuto la ristrutturazione) e a Valentina Lanfranchi che, commossa, ha portato il saluto della famiglia Radici (il cavalier Gianni donò la Malga al comune di Sovere nel 1979) e ricordato la necessità di «andare oltre il buio scoraggiante dei nostri tempi».
L’applauso al partigiano
L’applauso più caloroso e prolungato è andato al partigiano Fedele Corrent «Leprotto», 88 anni di Castro, giunto a piedi sino alla Malga Lunga, accompagnato con giustificato orgoglio dal vessillo della 53ª Garibaldi. Carlo Salvioni, presidente del Comitato Antifascista di Bergamo, ha sottolineato come oggi «ci troviamo di fronte a forme nuove di democrazia, che richiedono risposte urgenti ad istituzioni per loro natura di stampo ottocentesco. Quella per la democrazia è una battaglia infinita e forti dei valori della Resistenza, dobbiamo lavorare per dare sempre contenuti adeguati al rapido mutare dei tempi». Altri canti legati al sacrificio dei partigiani hanno introdotto l’intervento del ministro prima e del vicepresidente Anpi poi.
«La Malga Lunga è innanzitutto luogo di formazione – ha sottolineato Martina ricordando il suo soggiorno qui quando era bambino – perché suscita, soprattutto nei ragazzi, interesse e curiosità, stimolando domande cui siamo chiamati a dare risposte autonome e corali d’impegno e dedizione. Democrazia, equità, giustizia sociale e rappresentanza sono oggi temi aperti, in uno scenario che chiama l’Italia a ripensare se stessa, anche nell’ambito di un grande tema europeo che va completamente riletto. Ci sono segnali positivi che arrivano da tanti giovani, non solo di resistenza ma anche di costruzione di nuovi orizzonti. Dobbiamo saperli cogliere, illuminando gli occhi di chi oggi, grazie ai partigiani degli Anni Quaranta, può e deve giocarsi per il riscatto del Paese».
Alessandro Pollio Salimbeni ha messo in evidenza «lo sforzo collettivo che ha fatto da segno distintivo della Resistenza. Nessun singolo eroe, ma un corale impegno cui hanno partecipato anche, a rischio della deportazione, gli operai che scioperavano nelle fabbriche. Come Anpi lavoriamo per riannodare i fili delle tante storie di quegli anni, per dar valore alla memoria come avviene alla Malga Lunga e per impegnarci oggi come allora a stimolare determinazione, orgoglio e dignità, affinché mai nessuno possa farsi padrone del nostro destino».