«Anime», il viaggio verso l’eterno

In basilica l’installazione dell’artista Parolini: ceri, palloncini e foglie metafora della mortalità del corpo
E sull’altare maggiore una sua tela a olio con Cristo Crocifisso prenderà il posto della pala di Ponziano Loverini 

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03/11/2016
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Una simulazione dell’installazione «Anime» di Parolini nella Basilica di Santa Maria Assunta a Gandino

«… e se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

La citazione del Giudizio Finale nel Vangelo di Matteo è ideale incipit di «Anime, il viaggio verso l’eterno», installazione che Ivano Parolini propone sabato 5 novembre alle 21 nella Basilica di Gandino, suo paese natale. Non è certo uno spettacolo, nonostante ad interagire siano luci, suoni ed atmosfera, ma un’opportunità di riflessione che si aggiunge al cammino interiore, quasi sofferto e per questo autentico, che l’artista, 39 anni, ha sviluppato dopo il diploma alla Carrara. «È il viaggio delle anime dopo la morte – spiega Parolini – cui concorrono opera pittorica, allestimento scenografico e musica classica. Paradiso, Inferno e Purgatorio diventano dei “non luoghi”, degli stati dell’anima. È un “ritorno” ad una condizione già percepita durante la vita terrena. Il viaggio qui ha una connotazione esperienziale, piuttosto che fisica: una moltitudine di vissute sensazioni ».

La novità più appariscente (che sarà visibile in Basilica per tutto l’Ottavario dei Morti) è l’installazione di una tela ad olio di Parolini (372x201 cm) con Cristo Crocifisso. Il dipinto prenderà il posto della pala dell’altare maggiore, quasi a rinnovare un onore che Gandino nel 1924 riservò a Ponziano Loverini, suo massimo artista, già direttore dell’Accademia Carrara. La Basilica gandinese fu inizialmente dotata, nel 1609, della pala dell’Assunta dipinta dal veneto Alvise Benfatti, poi collocata nel vicino Museo per lasciare il posto al dipinto del Loverini, che dipinse l’Assunta e i quattro Ss.Martiri Patroni Quirino, Flaviano, Valentino e Ponziano, ritraendosi in quest’ultimo in virtù del proprio nome. Il Cristo di Parolini è per questo, nella geografia del luogo e in quella dello spirito dell’installazione, il punto di incontro fra la vita e la morte, fra la terra ed il cielo. La carica spirituale è tutta in quell’ultimo sguardo intenso. Un’intensità cui l’artista ha lavorato a lungo, quasi con sofferenza. Addirittura si è egli stesso legato ad una croce, analizzando i relativi scatti fotografici, per carpire tensioni muscolari e postura del corpo. La tela dialogherà direttamente con il Diluvio Universale di Paolo Zimengoli (1718), che sovrasta il portale d’ingresso. Da un lato ci sono il diluvio e l’arca simbolo di salvezza, dall’altra Dio che manda il Figlio, Gesù, a salvare l’umanità. La ricerca di Parolini finisce per essere una sorta di «lampada di Wood» che illumina come anime sospese ceri ed il volo di decine di palloncini, mentre un tappeto di foglie sarà metafora della mortalità del corpo. I timpani di Viviana Giolo dialogheranno con i rumori e le tensioni del Creato, librandosi progressivamente verso un dialogo nuovo ed etereo con il pianoforte di Fabio Locatelli e il contrabbasso di Alan Cretti. «Anime» è un’ulteriore tappa nel percorso di Parolini, teso a trovare sulla tela e nei contesti espositivi le risposte all’umano sentire. Protagonista di importanti rassegne italiane ed estere, nel 2014 con il progetto «Beauties» ha esposto allo Spazio Rosso Tiziano di Piacenza, mentre nel 2015 dopo una performance ad Expo, un suo «libro illustrato» è stato presentato a Londra. Quest’anno ha realizzato l’installazione «Relitti» nella colonia Sciesopoli a Selvino, ricordando il dolore lacerante della Shoah, ma anche la speranza di centinaia di bimbi ebrei. La nuova installazione nella Basilica di Gandino, cui contribuisce il testo critico di Sandra Nava, è sostenuta dalla locale Parrocchia in collaborazione con Museo e Pro loco e il patrocinio della Rete Musei Diocesani di Bergamo.

Dialogo fra sacro e arte contemporanea

«Anime» è un’intensa e coinvolgente installazione che focalizza l’attenzione - secondo il testo critico di Sandra Nava - sull’effettivo attuale dialogo fra il sacro e l’arte contemporanea. «Più che mai – scrive Nava – negli attuali contesti è percepibile l’urgenza di nuova “annunciazione” e di ulteriori chiamate, soprattutto ai giovani artisti, per tramandare epifanie di inestimabile bellezza». Il grande telero dello Zimengoli con il Diluvio Universale che domina l’ingresso e il Crocifisso ora dipinto per l’altare maggiore da Parolini sono «i due poli tra catastrofe e redenzione, nell’estrema offerta di Dio Padre tramite il Figlio fatto uomo». «Tra i capi estremi del viaggio – aggiunge – a fluttuare sul terreno ricoperto di foglie autunnali (chiaro riferimento alla caducità di ogni vivente) c’è un insieme di luci sospese, lumi vibranti delle anime stesse in cammino interpuntate a terra da ceri accesi». Luci e suoni sono coprotagonisti di «un dialogo polifonico con le anime verso l’approdo». «Qui, in questo teatro di mezzo – sottolinea Nava – si concretizza la rappresentazione metaforica della mortalità della natura umana in contrapposizione all’immortalità dello spirito».

A contribuire all’efficacia del tema artistico e spirituale proposto da Parolini è anche «l’autorevole potenza» della secentesca Basilica e dei suoi capolavori, a cominciare dalla «Pala dei morti» attribuita a Sanz di Passau (1699) e alla cupola affrescata nel 1681 dal Lambranzi. «Sulla grande pala finale “il Crocifisso” di Parolini l’attenzione commossa si ferma – rimarca Nava –, rivivendo intensità pittoriche, oggi non consuete, per entrare in una ricerca che viene da lontano, su strade di classica formazione e che, indagando sui rapporti più intimi tra esperienze emozionali e spirituali della realtà, affida ad una forte capacità cromatica il proprio segno netto ed incisivo. “Anime” nel suo viaggio ultraterreno di luci, suoni, colore è qui a proseguire, in dialogo vitale, quell’attimo lungo una storia in cui può accadere di “vedere l’invisibile” ».

Autore: 

Giambattista Gherardi

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