«Abbiamo legato la scuola con 700 metri di catena. Così la vita è ricominciata»

Suor Edvige Tomasini delle Orsoline di Gandino vive a MirandolaDopo le scosse, edificio inagibile. «Ora i 175 bimbi di nuovo in aula»Aiuti col contagocce: «Troppa burocrazia, la gente è demoralizzata»

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27/05/2013
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Suor Edvige Tomasini nella scuola materna di Mirandola
Un dettaglio dei dischi d’acciaio usati per mettere in sicurezza l’edificio
Suor Maria Rosa Cattaneo nel condominio che ospita le suore bergamasche

In Emilia Romagna il 20 maggio di un anno fa la terra ha tremato alle 4 del mattino: una scossa di magnitudo 5.9 della scala Richter; solo qualche giorno dopo, il 29, un’altra scossa, 5.4 alle 9 del mattino ha devastato centri storici, distrutto i capannoni industriali; 28 le vittime.
Tra i luoghi più colpiti, Mirandola. A ricordare quelle giornate e a raccontare quanto accaduto nei mesi successivi suor Edvige Tomasini, delle Orsoline di Gandino, che nel paese emiliano vive nella comunità delle Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata con altre due religiose.

«Vidi i muri barcollare»
«La mattina del 29 maggio ero nel mio ufficio, seduta alla scrivania. Ricordo come fosse oggi la scossa, ho visto i muri barcollare. Appena ho potuto muovermi mi sono messa sotto lo stipite per proteggermi». Difficile dimenticare le sensazioni impresse nella memoria e nel corpo. «Ancora adesso – racconta la religiosa originaria di Gandino – ogni volta che entro nello studio, ripenso a quei momenti. Ormai quell’esperienza fa parte della mia storia».
Suor Edvige, 73 anni, sostiene che alla paura si deve reagire, perché altrimenti ci si lascia travolgere e non si vive più. «Io sono serena, la fonte dela mia tranquillità è la Parola di Dio che ci dice di non temere, che è sempre con noi, che ci tiene per mano. È una verità che ho sperimentato su di me su cui invito tutti a riflettere». Il tragico evento può diventare occasione per ripensare la propria vita e comprendere «che cosa è veramente indispensabile ed importante». Gia dopo la prima scossa suor Edvige aveva reagito con forza: «Non mi era parsa tanto grave perché dormivo, mi ha svegliato il rumore dei mobili che cadevano più che il sisma. Subito siamo corse fuori e abbiamo visto il muro di cinta crollato. Si può dire che sia stato la prima vittima. In strada c’erano molte persone».

«Si dormiva sul pavimento»
Da quella sera inizia l’odissea delle suore che devono dormire al pianoterra, sul pavimento: «Di giorno asciugava il piumone che di notte si inzuppava di umidità, poi ci hanno portato delle reti. Si dormiva con la porta aperta. Dopo il 29 stavamo in giardino, in auto, in garage». Oggi le tre suore, una arrivata di recente, vivono in un appartamento a San Martino Carano, in uno stabile che ospita altri sacerdoti e frati. «In quei giorni drammatici siamo riuscite anche a fare qualche risata, un modo per allentare la tensione. Ma non ho mai pianto. E come spesso accade, il bisogno ha fatto riscoprire la bellezza dello stare insieme, della condivisione. Anche se si mangiava in giardino, con quello che si aveva a disposizione, ci si invitava per sentirsi vicini».

Dopo il sisma, la tromba d’aria
Dopo il 29, giorno della scossa più forte, la gente di Mirandola ha reagito impegnandosi perché tutto torni come prima. La volontà di riprendere la normalità è forte, ma i contributi stanno arrivando con il contagocce: «Il Comune si è attivato molto, subito è stato creato il polo scolastico. La gente è molto attiva, ma qualcuno, soprattutto i più anziani, cominciano a demoralizzarsi per la lentezza della burocrazia. E poi c’è stata la tromba d’aria». Il 3 maggio di quest’anno, infatti, la zona è stata sconvolta da un’altra calamità: «I danni sono stati anche peggio del terremoto. Mi hanno raccontato di capannoni finiti sopra gli alberi».

Le Messe «nel pallone»
Tra le buone notizie la riapertura già ad ottobre della scuola materna «Don Riccardo Adani» delle Orsoline: «Con la scossa del 29 maggio la struttura era stata dichiarata inagibile. Si è valutato il tipo di intervento e si è partiti subito. Abbiamo ricominciato ad ottobre. L’edificio che ha 150 anni è stato messo in sicurezza; è antisismico al 100% per evitare ogni rischio».
La scuola è stata sostanzialmente «legata» con oltre 700 metri di catena. I genitori dei 175 bambini iscritti sono stati tranquillizzati sul fatto che i piccoli sono al sicuro. «Alcune famiglie sono ancora fuori Mirandola, altre invece sono arrivare da paesi limitrofi. Abbiamo ricevuto molti aiuti da gruppi ed associazioni che hanno mostrato solidarietà concreta». Rimane il problema dell’inagibilità delle chiese: «Abbiamo celebrato Natale e Pasqua nel «pallone», un’enorme tenda. Sono da ammirare i sacerdoti che hanno sempre portato avanti le attività pastorali nonostante le difficoltà ».

Autore: 

LAURA ARNOLDI

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