A Gandino si ricama sull'integrazione

Al corso di cucito 63 bambine della valle, ma anche originarie di Marocco e Burkina Faso Orli, borse, bavaglie e cuscini. Suor Rosa in cattedra: «È una valida alternativa a noia e tivù»

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08/02/2007
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Il corso di ricamo, taglio e cucito, gestito da suor Rosa nel convento delle Orsoline di Gandino: le bambine sono 63, da tutta la Valle, alcune originarie di Marocco e Burkina Faso
A primavera Martina, Erika ed Elisa, come tanti bambini della loro età, vivranno il momento bellissimo della Prima Comunione. Per prepararla ci sono naturalmente gli incontri di catechesi e c'è pure la necessità di preparare un piccolo ricordo per tutti i parenti: le bomboniere. Le tre bambine hanno pensato di prepararle da sole, e su alcuni rettangoli di tela Aida stanno ricamando dei bellissimi simboli eucaristici, come il calice dorato che stanno ultimando in questi giorni. Fatima, sei anni, ha completato un bel cuscino, morbido e azzurro come il cielo del Burkina Faso, il Paese africano da cui proviene la sua famiglia.
Storie semplici, fra le tante che si possono incontrare al convento delle suore Orsoline di Gandino, dove per due pomeriggi la settimana – martedì e giovedì – il salone principale si anima come un atelier d'alta moda in vista di una sfilata.
È il corso di taglio e cucito, avviato nel settembre del 2005 fra le attività settimanali della parrocchia di Gandino, che in poco più di un anno ha raccolto oltre 60 adesioni e offre un'opportunità diversa a tante bambine.
«L'idea mi è venuta durante un momento di riflessione, nella stessa sera in cui nel nostro convento si celebrava una Messa in memoria di suor Geremina Broletti, morta 12 anni fa e tanto benvoluta dalla comunità di Gandino. Sono certa che è anche merito suo se il corso ha avuto questo successo». E di successo bisogna davvero parlare, visto che le iscrizioni sono state addirittura 63.
Suor Rosa Passera, nativa di Arcene e da cinque anni a Gandino dove ha seguito anche la scuola materna, spiega con semplicità questa nuova «moda»: «Il laboratorio è una proposta semplice, con l'obiettivo di offrire un'alternativa valida e costruttiva alla televisione o alla noia. Le bambine provengono da Gandino, Barzizza, Cirano, Leffe, Peia e Vall'Alta. Sono tutte di un'età compresa fra i sei e i 13 anni. La frequenza è costante, compatibilmente con gli impegni scolastici. Qualche mamma mi dice che le bambine sono più motivate anche nel fare i compiti, perché il laboratorio è un momento piacevole a cui non si può mancare». L'attività dell'atelier è in qualche modo frenetica: la macchina da cucire di suor Rosa (acquistata dalle religiose che proprio qui a Gandino sono nate nell'Ottocento per opera di don Francesco Della Madonna) è il centro di attrazione attorno al quale gravitano tutte le allieve. C'è chi arriva per fare un orlo alla gonna plissettata appena preparata, oppure chi deve verificare se la tracolla della nuova borsetta è della giusta misura. Alcune piccole stanno confezionando un peluche e una copertina da regalare alla maestra che sta per avere un bambino; altre hanno realizzato un cappottino per il cane, mentre Paola sta sistemando l'abito di Carnevale dello scorso anno per vestirsi da Beatrice di Dante. «Le bambine confezionano o ricamano grembiuli, asciugapiatti, borsette. Molto gettonati sono i bavaglini ricamati per fratellini e cuginetti, oppure manufatti da regalare alle nonne o alle maestre». Ad aiutare suor Rosa ci sono due volontarie – Lidia Nodari e Giuseppina Rottigni – che seguono i manufatti legati al ricamo, all'uncinetto e al lavoro a maglia. Suor Rosa è più legata al lavoro di confezione: ricorda con un sorriso gli anni della gioventù quando seguiva il lavoro di Luisa Poma, una sarta di origini meridionali attiva nel suo paese natale. Alcuni materiali sono stati recuperati grazie alla generosità di alcuni benefattori e la Provvidenza ha fatto sì che arrivasse una macchina da cucire di tipo industriale per i lavori più pesanti di bordatura. «I lavori che realizziamo sono davvero tanti: qualche bambina sta preparando il costume di Carnevale, altre seguono con tanta passione i consigli per realizzare il punto croce». C'è un clima di gioia davvero speciale in questa «fabbrica dei sogni», dove non mancano ovviamente i «diritti sindacali»: ogni pomeriggio c'è spazio per un momento di preghiera e, perché no, per una gustosa merenda.
La storia di Fatima, ma anche quelle di Wissal e Nacira, che arrivano dal Nord Africa, sottolineano aspetti di integrazione importanti, vissuti con la semplicità che esprimono, per esempio, i cestini da lavoro, ordinati e variopinti con il nome scritto all'interno, nello stampatello incerto delle allieve più piccole.
«L'integrazione è tanto semplice quanto reale. Non ci siamo mai poste minimamente il problema – dice suor Rosa – e tutto viene spontaneo e naturale».
«Per "parità" – conclude suor Rosa con un sorriso – abbiamo avuto anche alcuni maschietti, ma per un breve periodo. Forse per riprendere l'esperimento avremmo bisogno di un uomo, di un sarto in pensione». C'è ancora voglia di crescere, sarebbe un peccato perdere... il filo di uno splendido discorso. E, naturalmente, le iscrizioni sono sempre aperte.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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