1928-2003 - Il 75° dell’inaugurazione della “Capanna Ilaria”

Quella “Capanna” distrutta dall’incuria

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Data pubblicazione: 

06/02/2004
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Nell’anno degli anniversari (Chiesetta della Casa dell’Orfano, Croce del Pizzo Formico e Cappellette del Crosio) non ci siamo dimenticati della Capanna Ilaria. Ai visitatori più attenti non può essere sfuggito il “cartiglio” (ancora leggibile) nella facciata est: “ANNO – VI”, riferito all’Era Fascista, corrispondente nel calendario Gregoriano all’anno 1928, che tramanda ai posteri la data di realizzazione della Capanna Ilaria, posta nelle vicinanze della Forcella Larga, sul crinale est del Pizzo Formico.
Chi transita, ai nostri giorni, da quelle parti, vede solamente un rudere, che di anno in anno perde qualche pezzo della muratura originale. Si tratta di un edificio nato ad uso di “rifugio”, ma che nel periodo estivo veniva utilizzato quale punto di riferimento per le mandrie presenti nella vasta zona pascolava (Gaggia, Montagnina, Mortini, Parafulmine ecc.), voluto e realizzato per volere del cav. Luigi Gervasoni, in ricordo di una giovane parente scomparsa tragicamente, di nome Ilaria Maj, di Schilpario.
La scelta del luogo non fu casuale: in quegli anni la zona veniva frequentata per la pratica dello sci, seguendo il famoso tracciato meglio noto col nome della “traversata”. Gli appassionati partivano con gli sci a spalla dal fondo valle, in località La Spessa (ml. 580), transitavano poi presso il neonato Rifugio San Lucio (ml. 1027), rasentavano la malga Pianone (ml. 1142), entravano nella Paghera (ml. 1189), percorrevano la mulattiera sul versante nord del Pizzo Formico e arrivavano nella parte più alta, meglio nota col nome di Forcella Larga (ml. 1470), dove era obbligatoria una sosta, sia per godere l’ampio panorama sottostante e consumare una veloce colazione, quanto per decidere il percorso successivo, vale a dire scendere verso il Farno, sconfinare sulle ampie pendici della Montagnina, o prendere la via dei Mortini (ml. 1483), le baite di Fogarolo (ml. 1405), affrontare la lunga discesa verso Pendesa (ml. 1212) attraversare la valle Gavazzo risalendo al Pianone, e poi giù verso San Lucio e La Spessa, dopo un’intera giornata sugli sci. Il nuovo edificio della Capanna Ilaria, collocato nel baricentro della “Traversata”, aveva contribuito a sviluppare maggiormente, negli anni Trenta, l’afflusso invernale nelle conche di Clusone e Gandino.
Ma vediamo la struttura edilizia del manufatto. Era una struttura a “corpo semplice”, sviluppato con asse longitudinale nord-sud, posta su due piani non comunicanti tra loro, con tetto a “capanna”. Il tutto realizzato in “cemento armato”, allora tecnica all’avanguardia. Ma, forse per carenza di dimensionamento delle strutture verticali al piano superiore, o il cattivo ancoraggio o la non buona qualità dell’inerte, la scarsità del dosaggio con il legante e anche le abbondanti nevicate e la stessa “furtiva” mano dell’uomo, fatto sta che la “Capanna Ilaria” non superò i quattro lustri di vita. Il Piano terra o seminterrato, composto da sei campate verso est, trovava accesso nel lato nord, con due pareti sud e ovest addossate alla montagna. In entrambe le parti vennero ricavate ampie cisterne per la raccolta delle acque piovane. Aderente alla facciata est, su tutte e sei le campate, correva un ampio abbeveratoio. Il Piano superiore, totalmente fuori terra, si sviluppava maggiormente verso monte (ovest).
Le campate si sviluppavano in “luce”, riducendosi a tre di luce doppia. Nelle quattro facciate erano ricavate piccole finestre, munite di inferriate, con l’unica porta di accesso sul lato ovest, posizionata verso nord. Le due facciate corte (sud e nord) avevano anche due finestre a “mezza luna”. In asse alla facciata est, ancora oggi visibili, una Croce latina, con alla destra una grande Stella a cinque punte e alla base due “cartigli”, a sinistra “ANNO” e a destra “VI” (come detto corrispondente al 1928). Sulla sinistra, ora non più leggibile (perché scalpellato), era posizionato un grande Fascio, simbolo dell’Impero Fascista del tempo. Stella e Croce ricordavano Stato e Chiesa. Il simbolo dello Stato veniva posizionato su tutti gli edifici di montagna, oggetto di intervento edilizio con l’aiuto economico dello Stato con la legge a favore dell’Agro-Silvo-Pastorale.
L’ampio salone al piano primo (superiore) era utilizzato nella prima campata verso nord come cucina e zona pranzo-soggiorno. Interessante la comunicazione tra la zona cucina e la parte sottostante ove era ricavata la cisterna dell’acqua piovana, ripescata con un secchio munito di corda e carrucola. Le rimanenti due campate del piano superiore erano adibite a dormitorio, con strutture “volanti” per i letti a castello (su tre piani), dove di giorno la branda veniva disfatta, arrotolata e agganciata a supporti infissi nella muratura. Analizzando attentamente il “rudere” attuale rimasto sulla parete verso est, è possibile ricostruire perfettamente la posizione delle brande per complessivi 30 posti letto.
Da testimonianze degli anziani, è confermato che già agli inizi degli anni ’40 si registrò la caduta del tetto e successivamente, con… l’aiuto della “mano predatrice” dell’uomo, il tutto è precipitato nello sfacelo. Ora, allo scadere del 75° anno di “vita”, nulla di tutto questo è utilizzabile e tra poco anche queste semplici testimonianze lasceranno spazio al nulla.
Da dieci anni gli Alpini di Clusone e Gandino promuovono l’INCONTRO INTERVALLIVO con la speranza di arrivare al più presto ad una sostanziale ricostruzione, coinvolgendo le rispettive “Sezione” e “Sottosezione” del Club Alpino Italiano, per dare all’intera zona del Pizzo Formico un punto di convergenza a favore dei numerosi escursionisti che nelle quattro stagioni frequentano questa montagna. L’Amministrazione comunale di Clusone dovrebbe provvedere all’aggiornamento della Variante al Piano regolatore Generale, al fine di permettere un equilibrato intervento edilizio, da realizzarsi nel corso del prossimo decennio.

Autore: 

Sergio Giudici

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