L'atmosfera del 1300, anno dell'Emancipazione, rivive a Gandino

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Gandino, 5 Luglio 2003

Quasi otto secoli fa, per l'esattezza 770 anni meno un giorno, la vetusta comunità di Gandino stipulava l'atto più importante della sua storia ultramillenaria... I fatti che narreremo si svolsero veramente, forse non nello stesso modo e nella stessa successione; ma le parole furono effettivamente pronunciate e i gesti compiuti.
Stiamo parlando dell'Emancipazione della comunità di Gandino e Cirano dalla signoria dei Ficieni di Bergamo: atto di notevole portata storica, perché segna la nascita di un libero comune rurale che, svincolatosi dalle pastoie dei diritti feudali, acquista piena capacità di agire autonomamente.

Con queste parole ha avuto inizio la parte centrale della rievocazione storia grazie a cui le centinaia di persone presenti hanno rivissuto, e forse conosciuto per la prima volta, la storia della firma dell'atto di emancipazione.

Sul segrato della Basilica, denomitato proprio "Piazza dell'Emancipazione", dopo aver percorso la via centrale del paese -Via Mirandola- sono sfilate le decine di figuranti in costumi dell'epoca che hanno fatto da suggestiva cornice alla rappresentazione: gli sbandieratori di Isola Dovarese, il gruppo folkloristico di Calcio, il gruppo di Pontida, gli arcieri della Valgandino, un gruppo di ragazzi del CRE... gli sbandieratori hanno creato un suggestivo gioco di colori e di movimenti fino al richiamo della "tola" battuta dal banditore ed al suono delle campane per i più lontani: i tre consoli hanno indetto l'arengo communis et universitatis de Gandino et de Cirano a cui convengono i rappresentanti delle cinque contrade in cui è diviso il territorio di Gandino: Mezzadora, Cim Gandino, Nim Gandino, Cirano, de Pilia.
Sono presenti, oltre ai consoli pro-tempore, due Notai e alcuni testimoni sia di Gandino che forestieri... tutto è pronto!

Sopraggiunge in sella ad uno splendido cavallo il signore di un tempo, Arpinello Ficieni accompagnato dalla consorte, riccamente vestita, come s'addice al suo rango. La coppia è preceduta da armigeri e seguita da paggi e damigelle. Ricevono il rituale omaggio da parte dei consoli: sono gli ultimi riguardi verso il dominus loci, il signore, feudale, che fra poco non sarà più tale.
Sulla tabula è già srotolato il lungo instrumento (6,50 metri di lunghezza) contenete l'elenco completo dei diritti feudali gravanti fino a quel momento su cose e uomini di Gandino e di Cirano e che Arpinello Ficieni si appresta a vendere al Comune di Gandino per l'allora cifra enorme di 950 lire imperiali.
L'atto viene segnato dal Signore feudale imprimendo nella ceralacca il sigillo inciso sul suo anello, i notai appongono la loro firma e il Parroco dà la sua benedizione: ora  i gandinesi sono un popolo libero... la festa può cominciare.
Davanti alla lunga pergamena vengono condotti cinque ragazzini, che ricevono un sonoro ceffone, affinchè il ricorso di quell'evento memorando rimanga indelebilmente impresso nelle loro menti e possa essere tramanadato ai figli e ai figli dei loro figli!

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